Bandiere, stendardi e striscioni

Tipologia Collezione / Raccolta
Data cronica
1920-2000

Contenuto

Le bandiere, gli striscioni e gli stendardi

La bandiera, drappo di stoffa, di uno o più colori e disegni, segno distintivo di un’associazione, di un partito o di persone comunque raccolte per svolgere azione solidale e concorde, si è ampiamente diffusa parallelamente allo sviluppo del movimento operaio, repubblicano, socialista e libertario dall'Ottocento in poi. Tra i vari colori usati il rosso è quello che maggiormente ha rappresentato le istanze di rivendicazioni del movimento operaio moderno. Il drappo rosso venne usato per la prima volta come vessillo di lotta sociale in Germania dai contadini insorti nel 1512 (berretti rossi). A Parigi nell’insurrezione del Campo di Marte del 10 agosto 1792 il popolo levò la bandiera rossa; nel 1848 venne issata sulle barricate e acclamata come bandiera nazionale (ma fu poi sostituita da quella tricolore) e nel 1871 fu la bandiera della Comune. La bandiera rossa venne adottata più tardi da tutti i partiti socialisti e dai partiti comunisti di cui porta il simbolo della falce e martello variamente foggiato mentre quella rosso/nera o interamente nera venne adottata dal movimento libertario e anarcosindacalista. I repubblicani optarono per il verde e le organizzazioni cattoliche per il bianco.

La realizzazione del progetto di catalogazione delle bandiere, degli striscioni e degli stendardi si è dovuta confrontare con la loro natura di documento in parte effimero e in parte con una forte connotazione simbolica.

L’effimero è ciò che ha breve durata, sia per il messaggio che trasmette, sia per l’utilizzo verso cui è destinato. In ambito bibliografico e archivistico si tratta di materiali a stampa che vengono prodotti in occasione di un evento e di una circostanza, come ad esempio i volantini, per essere consumati velocemente, magari in occasione di una manifestazione pubblica; una pubblicazione effimera corrisponde ad un materiale che ha un contenuto verbale o illustrato, prodotto a mezzo stampa o in forme diverse.

Le bandiere come gli striscioni e gli stendardi si adattano perfettamente alla definizione tradizionale di materiale effimero, perché creato per un uso immediatamente successivo alla produzione e non destinato alla conservazione.

Gli striscioni, di qualsiasi genere siano, sindacali, politici o di altra natura, nascono con lo specifico obiettivo di veicolare un messaggio durante una manifestazione, ma al termine dell’evento, cessano la loro utilità e solitamente non vengono salvaguardati. Il carattere effimero si denota in alcune caratteristiche peculiari: innanzitutto nella composizione dei materiali e delle tecniche produttive, i primi di facile reperibilità, le seconde di carattere artigianale. In secondo luogo l’uso effimero dell’oggetto si riscontra nella mancanza completa di indicazioni precise sulla cronologia di fabbricazione o di utilizzo. Gli striscioni sono prevalentemente composti da frasi e slogan d’effetto, che devono comunicare un’idea e che risultano di immediata comprensione nel momento della loro esposizione, ma che ai lettori successivi a volte appaiono di difficile interpretazione. Infine il carattere effimero di questo materiale emerge chiaramente dalla generale mancanza di attenzione alla loro conservazione, fatto che ne ha determinato l’attuale rarità e quindi lo sporadico trattamento in ambito catalografico.

 

L’attività produttiva delle bandiere e degli striscioni per le manifestazioni è stata, in passato più che oggi, molto florida e numerosi erano quelli che venivano creati per ogni evento, di forme e fogge diverse. Tuttavia di questa vasta produzione, pochi esemplari si sono salvati dalla distruzione o dall’abbandono; gli oggetti rimasti sono essenzialmente alcuni di quelli realizzati dalle principali associazioni politiche e sindacali che nel tempo li hanno depositati presso i loro istituti culturali di riferimento. Grazie al passaggio da un’associazione militante ad un ente di conservazione, il carattere effimero degli striscioni si dissolve, trasformando l’oggetto in una fonte storica di primario interesse; gli striscioni passano così da “oggetti del quotidiano” ad “oggetti di memoria”.

Storia istituzionale/Biografia

La Biblioteca Franco Serantini, costituitasi a Pisa nel 1979, ha raccolto nel tempo nei suoi fondi documenti archivistici, fotografie, monografie, cimeli e materiale eterogeneo di diversa natura; in queste ultime due categorie rientrano oggetti quali bandiere di partiti politici e associazioni, striscioni sindacali e di collettivi di base, oggetti e cimeli risalenti agli ultimi due secoli (medaglie, quadri, ecc.), registrazioni audio e video su nastro e disco, e altro ancora. Tutti i materiali, ognuno con le proprie specificità, che concorrono a formare la memoria della società e del mondo associazionistico, politico e sindacale prevalentemente del territorio pisano. In questo censimento e catalogazione di queste tipologie di materiali sono stati inseriti anche foulard, cappelli, fasce da braccio, fibbie, cimeli, pochette da taschino, coccarde, magliette, calze, gagliardetti, stendardi e copri-tavolo.

La capacità e l'esperienza che ha la Biblioteca di trattare in modo integrato materiali diversi conservati al suo interno è cresciuto negli anni in modo esponenziale se si considera che la stessa Biblioteca oggi è parte integrante della Rete nazionale F. Parri degli Istituti storici della Resistenza e dell'età contemporanea, dell’International Association of Labour History Institutions (IALHI), partecipa ai cataloghi nazionali SBN e ACNP e alla rete documentale regionale e locale (Bibliolandia), tutte realtà finalizzate alla raccolta, alla tutela, alla descrizione e alla valorizzazione della cultura, dei patrimoni bibliografici e archivistici, della storia e della memoria politico e sociale.

Modalità di acquisizione

Tutte le bandiere e gli striscioni sono stati acquisiti tramite donazioni.

Criteri di ordinamento

Gli archivi del Novecento, e degli ultimi decenni del secolo scorso in particolare, hanno assunto ormai la connotazione di archivio ibrido, ossia di un complesso non più solo costituito da documenti tradizionali e carte, ma composto anche da oggetti di natura diversa quali fotografie, disegni, stampe, manifesti, supporti audiovisivi e oggetti, riferiti ai medesimi soggetti produttori di cui ne testimoniano le vicende e le funzioni. Occorre inoltre indicare che gli stessi istituti conservano anche materiali eterogenei che, pur provenendo da produttori differenti, raccontano i medesimi fatti di natura sociale, superando quindi in un certo qual modo la loro natura di collezione e assumendo, sebbene impropriamente, quella di archivio. La specificità dell’archivio ibrido è quindi quella di includere in un unico fondo beni culturali di natura differente, collegati solidalmente da un vincolo. Si pone dunque il problema della definizione delle migliori strategie descrittive da adottare, ma allo stesso tempo questi complessi offrono la possibilità di studiare in maniera nuova, più completa e integrata, avvenimenti le cui fonti troppo spesso vengono ancora oggi suddivise in raccolte caratterizzate dalla tipologia del bene. L’adozione di un tale metodo di lavoro può restituire l’informazione sui legami solo grazie alla disponibilità di strumenti informatici adeguati, che sappiano interrogare le singole descrizioni e restituire agli utenti questa complessità. La scelta che abbiamo effettuato è derivata essenzialmente dal voler mantenere su un’unica piattaforma software (nello specifico il software Archiui) tutti i beni speciali conservati all’interno dell’archivio, quali appunto i manifesti e le fotografie, in modo da rendere più omogenea la loro trattazione e da facilitare la loro consultazione. Era quindi opportuno che anche gli oggetti fossero schedati con lo stesso software, ma con un tracciato descrittivo consono alle loro caratteristiche fisiche. La scheda di catalogo che è sembrata più adatta al materiale da gestire è quella per i Beni demoetnoantropologici materiali (BDM). Le bandiere, gli striscioni e gli stendardi infatti si possono considerare a tutti gli effetti dei «documenti relativi alla cultura del mondo popolare», se si intende per «cultura del mondo popolare» anche il mondo del lavoro industriale che ha caratterizzato la società italiana soprattutto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. In questa accezione le bandiere e gli striscioni, che documentano una certa presa di posizioni ideali e politiche, diventa uno strumento di lavoro vero e proprio, facendosi portavoce di un pensiero sociale che può aver contribuito a importanti cambiamenti nella società e nelle strutture economiche.

Bibliografia

W. Smith, Le bandiere : storia e simboli, Milano, A. Mondadori, 1975.

Un'altra Italia nelle bandiere dei lavoratori : simboli e cultura dall'unità d'Italia all'avvento del fascismo ; [prefazione di S. Pertini, premessa di N. Bobbio], Torino, Centro studi Piero Gobetti-Istituto storico della Resistenza in Piemonte, 1980.

Una stretta di mano : le bandiere della solidarietà, Torino, Regione Piemonte, Assessorato ai beni culturali e ambientali, 1993.

M. Dubois, L'anarchia e le sue immagini : bandiera nera, A cerchiata, gatto selvaggio, ecc. Viaggio tra i simboli dell'anarchismo (e dintorni), «A rivista anarchica», novembre 2006.

Bandiere anarchiche 1898-1948 in mostra : 20-30 marzo 2008 Chiostri di S. Domenico (ex-Stalloni) Reggio Emilia, Reggio Emilia, FAI reggiana, 2008.

V. Malvicino, Gli striscioni sindacali : studio per una catalogazione, «DigItalia» rivista del digitale nei beni culturali, 2011.

M. Lodi, Drappi rossi : identità e storie nelle bandiere della CGIL di Modena,  Bologna, Socialmente, 2018.

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