ABBATE, Armido

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ABBATE, Armido

Date di esistenza

Luogo di nascita
Napoli
Data di nascita
31/05/1882
Luogo di morte
Napoli
Data di morte
13/06/1950

Attività e/o professione

Qualifica
Ferroviere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Napoli il 31 maggio 1882 da Gaetano e Vincenza Pastore, ferroviere. Sindacalista e attivo antimilitarista, nell’autunno del 1918 si fa quattro mesi di carcere per disfattismo. Tornato libero, fonda con Imondi e Petraroja il gruppo “La Folgore” e il 15 giugno 1919 partecipa al primo Convegno Anarchico Campano. A gennaio del 1920 guida i compagni in lotta per il carovita ed è denunziato per “attentato alla libertà del lavoro”. Schierato con Imondi, che Melchion-na accusa di essere una spia, il 16 maggio è tra i protagonisti del II Convegno Anarchico Campano, poi entra nel gruppo dirigente della CdL. L’8 settembre, presiedendo i lavori del III Convegno anarchico campano, deplora l’assenza del delegato dell’UAI e accetta di occuparsi dei rapporti con i compagni di altre regioni. Il 10 novembre presenta l’ordine del giorno che conduce allo sciopero dei ferrovieri contro le violenze compiute a Roma dai fascisti e, in una città piena di squadristi che intendono imporre con la forza la ripresa del lavoro, dichiara che la protesta cesserà solo quando i fascisti lasceranno Roma. Una scelta che gli costa il licenziamento. A maggio del 1922, per unire i militanti ancora attivi, fonda con Melchionna e Cacozza il gruppo “Prometeo”, che rompe con Imondi e aderisce all’UAI. Al fascismo che dilaga si oppone sin quando può, conservando immutate le sue idee. Caduto il regime, torna alla militanza e nel febbraio 1946 diventa rappresentante della Federazione Anarchica Campana ed è tra i promotori del giornale «Volontà». Il 1° maggio 1948, dopo la schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana, diffonde con alcuni compagni un manifesto rivolto alle masse “spossate dalla democrazia” e minacciate dalla reazione, perché ascoltino gli anarchici, che non accettano la “fiera delle schede”, come invece fanno “quei partiti che da tempo hanno dimenticato la libertà e ripudiato il socialismo”, e rifiutano la tutela degli USA, il controllo della Chiesa, il governo della restaurazione borghese e la sterile opposizione parlamentare. È l’atto finale di una coraggiosa militanza. Muore a Napoli il 13 giugno 1950. (G. Aragno) 

Fonti

FONTI: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Pubblica Sicurezza, 1947-48, b. 26; Archivio dello Stato Napoli, Gabinetto Questura, 1919-1932, b. 715, 801, 819, 837. A. Borghi, Armido Abbate l'anarchico ferroviere, «Umanità nova», 30 luglio 1950 p. 3.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Collezione

Persona